martedì 27 novembre 2007

Uccidiamo Babbo Natale! Babbo natale, santa Klaus,natale, coca cola e multinazionali


Questo articolo potrebbe benissimo essere intitolato BABBO NATALE CONTRO GESU' BAMBINO leggendo scoprirete il perchè. Quello che però occore ri-affermare, ai cultori del dio panettone, del dio babbo natale, del dio grinch, del dio " lo spirito del natale", è che Gesù Cristo è un avvenimento storico, così come ce lo raccontano i Vangeli così come dimostra l'esperienza della fede. Occorre fare memoria di questa Presenza che nasce per noi, nonostante certe furbate commerciali, nonostante molti il 25 dicembre lo spenderanno pensando solo ai panettoni e ai saldi degli iper-mega super mercati. E' nato, nasce e continuerà a nascere nei secoli dei secoli. Noi intanto Lo preghiamo che abbia misericordia di noi.

di Francesco Mario Agnoli

Santa Klaus ... aveva già fatto la sua apparizione negli States al servizio dell'ufficio marketing della Coca-Cola, che nel 1931 l'aveva commissionato ad un tale Haddon Sundblom. Questo pittore svedese-americano, ispiratosi per il volto e la figura ad un suo amico camionista, aveva in quell'anno soddisfatto nel migliore dei modi le esigenze del committente anche col sostituire al tradizionale vestito verde del vecchio ed innocuo Santa Klaus, uno bianco e rosso: i colori della Coca-Cola.
Scopro in un sito web che in Austria opera il Verein pro Christuskind (http://www.pro-christkind.org/), cioè una lega o circolo che si propone di riportare al centro del Natale, festa della famiglia, il Bambino Gesù, espellendone quel barbuto grassone vestito di rosso, in sospetto di ubriachezza per le guance rubizze, che, usurpando il nome di Santa Klaus e, nei paesi latini, di Natale (babbo Natale, pére Noel et similia), l'ha degradato a festa dei regali. Il comando delle operazioni è in Austria, ma il campo di battaglia ha gli stessi confini dell'opulento Occidente e comunque dell'Europa, perché si tratta anche di mantenere (o recuperare) le nostre tradizioni natalizie (Wir mochten unsere Tradition des Christkinds erhalten, ohne dabei andere Traditionen zu verdrangen, si legge nella manifesto programmatico dell'associazione) e, difatti, le prime operazioni hanno avuto luogo in quei paesi nei quali al Bambino Gesù i genitori affidavano il compito di portare piccoli doni ai bambini nella Notte Santa: Austria, Svizzera e Germania (in quest'ultimo un sacerdote di Francoforte, Eckard Bieger, che presumo collegato alla società austriaca, ha preso esempio dai manifesti contro l'energia atomica e ha diffuso un gran numero di adesivi con la scritta This is a Santa-free zona).
Quando sono nato Santa Klaus (versione consumistica di quel San Nicola da Bari, che in alcune zone d'Europa legate a questa tradizione, dall'estremo nord all'estremo sud, la notte del 6 dicembre di ogni anno percorreva le campagne lasciando qualche dolcetto nelle scarpe o negli zoccoli dei bambini buoni) aveva già fatto la sua apparizione negli States al servizio dell'ufficio marketing della Coca-Cola, che nel 1931 l'aveva commissionato ad un tale Haddon Sundblom. Questo pittore svedese-americano, ispiratosi per il volto e la figura ad un suo amico camionista, aveva in quell'anno soddisfatto nel migliore dei modi le esigenze del committente anche col sostituire al tradizionale vestito verde del vecchio ed innocuo Santa Klaus, uno bianco e rosso: i colori della Coca-Cola.
In realtà, pur se non sono esattamente coetaneo di quel barbuto clone di un peraltro innocente camionista statunitense poco ci manca. Ciò non toglie che quella piccola differenza di età e le distanze geografiche e culturali, all'epoca, con la globalizzazione appena in fasce, assai più rilevanti e decisive di oggi, abbiano salvato le mie notti di Natale, pur cariche di attesa per i doni da trovare al mattino davanti al presepe, dalla ingombrante presenza del ciccione rosso-vestito.
Debbo purtroppo confessare la mia ignoranza circa le antiche ed autentiche tradizioni bolognesi a proposito di strenne (posso soltanto supporre, prendendo spunto dalla tuttora esistente e vivace fiera che porta il suo nome, che a Bologna, dove sono nato, la benefattrice dei bambini buoni fosse, in occasione della sua ricorrenza, il 13 dicembre, la giovane martire siracusana Lucia). Nella borgatella della collina romagnola di mia madre i bambini dipendevano in tutto e per tutto per i regali dalla nostrana, rustica Befana, che, nel primo decennio del secolo XX, non ancora iscritta d'autorità al partito fascista, appendeva alla cappa del camino calzerotti riempiti (in genere parsimoniosamente) con cioccolatini e caramelle oppure (in città, in campagna queste raffinatezze erano sconosciute), per i meno buoni, con pezzi di carbone, una specie di antracite, che tuttavia, dopo la prima delusione quasi sempre si rivelava commestibile e composta di zucchero mascherato. Mio padre, rimasto orfano di entrambi i genitori in tenerissima età, non aveva probabilmente nemmeno conosciuto le tradizioni natalizie della sua Liguria. Di conseguenza, il mondo del Natale nel quale si riconosceva, per effetto dei suoi studi e dei periodi trascorsi in Germania, era quello tedesco anche se cattolicamente corretto con la preferenza per il presepio in luogo del sempre verde Tannenbaum. Fatto sta che a portarmi i doni era, come per i bambini del Verein pro Christuskind, lo stesso Gesù Bambino, adeguatamente rifornito dalle officine e dalle pasticcerie, dove lavoravano centinaia di biondi angioletti (conservo ancora, nella versione italiana, La cucina del cielo, un libriccino che descriveva, in versi ed immagini, le laboriose operazioni degli angeli pasticcieri, pubblicato nel 1933 a Monaco dall' editore Joseph Mueller).
Del resto, quali che fossero le tradizioni locali, non ero il solo a trovarmi in questa situazione. La maggior parte dei bambini di mia conoscenza che condividevano con me il privilegio di ricevere regali non solo per l'Epifania (questo ormai accadeva a tutti o quasi, perché alla Befana casalinga si era adesso aggiunta o sostituita quella iscritta al PNF, che si presentava in carne ed ossa alla locale Casa del Fascio) ma anche nella notte di Natale, li attendevano dal Bambino Gesù.
E' vero che un moralista potrebbe avere da ridire su questa mescolanza di sacro e profano e trovare qualcosa di riduttivo e addirittura di pericoloso nell'attribuire a Gesù, sia pure bambino, un ruolo che non gli compete e che in effetti non svolge, come i destinatari dei suoi doni necessariamente scoprivano non appena usciti dalle favolose nebbie della prima infanzia. Tuttavia non mi risulta che nessuno abbia perso la fede per avere scoperto che non era stato Gesù Bambino a lasciare i doni davanti al presepio o sotto l'albero e la giocosa bugia (se bugia la si vuole definire) aveva comunque il pregio di collocarlo unico protagonista al centro della festa natalizia senza sostituirlo o accompagnarlo col falso-sorridente servitore di Mammona, padrone rigoroso ed esclusivo, che non può essere servito assieme a Dio.
Con questi precedenti e con l'antica avversione per il consumismo in genere e per quello natalizio in particolare la mia adesione all'iniziativa austriaca non può essere che totale.
E allora togliamolo di mezzo questo clone di camionista, questo pseudo-santo pubblicitario, che, oltre tutto, per meglio svolgere i suoi compiti pubblicitari da qualche tempo ha cominciato a riprodursi in una variegata schiera di doppi, alcuni dei quali di sesso femminile, dotati delle allettanti sembianze di veline e letterine..
Il modo più semplice e sbrigativo per liberarsene sarebbe di sparargli un colpo di pistola dritto al cuore, fare un falò della sua slitta e mandare libere per le tundre della Lapponia o le foreste di betulle della Finlandia le renne costrette a servirlo.
Purtroppo questa procedura spiccia è resa impossibile dal fatto che nonostante gli sforzi della Walt Disney Babbo Natale non possiede un cuore. Di conseguenza è necessario scegliere metodi più lenti, ma, si spera, ugualmente efficaci. Sforacchiarlo con mille piccoli colpi, come, appunto, gli adesivi che lo pongono al bando, attraverso quel suo ridicolo vestito rosso in modo da praticargli migliaia di forellini dai quali possa defluire, invece di sangue, il gas o il nulla che lo gonfiano e lo fanno svolazzare per i cieli come uno zeppelin pubblicitario.
Soprattutto si dovrà fare attenzione a non lasciarsi commuovere dalle lagrime dei bambini. Ricordarsi che si tratta d'innocenti ingannati, di piccoli consumatori che, proprio grazie al doppio oscuro di San Nicola, vengono allevati e ingrassati per formarne le future mandrie da sacrificare sulle are non del commercio, ma dei bisogni indotti, delle necessità superflue, dei desideri stravaganti ed insaziabili., che appena soddisfatti si riproducono moltiplicati per fare girare la cosiddetta macchina del progresso, il cui moto verso la finale, immancabile rovina si accelera di giorno in giorno grazie anche a macchinisti folli e incompetenti come il bianco barbuto Babbo Natale.
Wir mochten, dass auch unsere kinder die Chance haben, unsere Traditionen kennen zu lernen, scrivono i membri dell'austriaco Verein e, difatti, la sparizione di Babbo Natale non toglierà l'ansia festosa dell'attesa dai loro occhi, né il sorriso dalle loro labbra, ma, al contrario, li renderà più sereni, più veri, più capaci di resistere alle ingiurie del tempo e della vita, perché si fonderanno in un unico completo e vero universo le due dimensioni ora tenute separate e contrapposte, e, ai fini di quell'attesa e di quel sorriso, il più modesto dei doni avrà, grazie alle piccole mani portatrici di amore e di pace da cui simbolicamente proviene, esattamente lo stesso valore del più grande.
Noi che abbiamo la fortuna di averlo provato abbiamo il dovere (io ho cercato di adempierlo coi miei figli, adesso, a loro volta, padri e madri) di liberare i genitori delle generazioni che ci hanno seguito e i loro figli dalle catene solo apparentemente dorate dell'omino che, a dispetto del sorriso bonario, al posto del cuore ha una macchina calcolatrice e una postazione bancomat perennemente in funzione.